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Alessandro Vanzini

STRUMENTI A PERCUSSIONE

VIBRAFONO

(VIBRAPHONE, VIBES, VIBRAHARP / VIBRAPHON / VIBRAPHONE)

Questo strumento tentò di costruirlo per la prima volta Herman Winterhoff, un dipendente della Leedy Company Drum, nel 1916 utilizzando un vibratore meccanico applicato ad una marimba d'acciaio che riproduceva l'effetto della voce umana abbassando e innalzando delle camere di risonanza mediante un apparato azionato elettricamente. La tastiera era inclinata quasi verticalmente, mentre i risuonatori erano posti orizzontalmente. Le barre erano incurvate e la zona di percussione, limitata alle estremità di queste, doveva essere suonata con un archetto. L'estensione di questo primo strumento andava da due a tre ottave e non esisteva ancora il pedale di smorzamento.

Nel 1921 lo strumento venne perfezionato: il motore venne posto più vicino alle barre e sotto di esse vennero inseriti dischi metallici collegati ad un'asta posta sopra i risuonatori. A differenza del modello precedente sono i dischi a muoversi invece dei risuonatori.

Nel 1922 George Way della Leedy Company Drum coniò per questo strumento il termine "VIBRAFONO".

Nel 1927 la I. C. Deagan Company costruì secondo l'idea di Henry Schulter, un'arpa vibrafono. Aveva barre di alluminio con fori alle estremità montate su una cassa sospesa ad appositi sostegni. Il pedale di smorzamento era del tutto un'innovazione e faceva tutt'uno con lo strumento; era inoltre spostabile a destra e sinistra.

Nuovi perfezionamenti furono apportati in seguito nel 1928-29 in Inghilterra dalla Premier Drum Company per quanto riguarda l'effetto del vibrato, e dalla Ludwig di Chicago a proposito della struttura, rendendolo molto somigliante a quello attuale.

L'uso del vibrafono iniziò a diffondersi a partire dal 1921, in particolare grazie alla musica da ballo e jazz, in cui ebbe una parte importante. In orchestra fu usato per primo da Ravel nel 1932 nella partitura "Chansons de Don Quichotte à Dulcinée per baritono e orchestra. Seguirono Darius Milhaud, Josip Slavenski e Alban Berg nel 1933-34.

La sua più grande diffusione il vibrafono l'ebbe dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando furono scoperte le sue qualità tecnico-coloristiche nell'orchestrazione.

Attualmente è costituito da una serie di barre, di una lega durissima di metallo leggero o alluminio, disposte come una tastiera di pianoforte sopra canne di risonanza. Le barre sono profondamente incavate ad arco in modo che il primo ipertono abbia due volte la frequenza della fondamentale, come nella marimba. Le barre del vibrafono hanno un tempo di spegnimento del suono molto più lungo di quelle della marimba e dello xilofono, cosicché l'effetto dei risuonatori tubolari è quello di amplificare il suono influenzando il tempo di spegnimento.

Il vibrafono è fabbricato in due dimensioni tre e quattro ottave cromatiche (da Fa2 a Fa5 e da Do2 a Do6).

La principale caratteristica del vibrafono è l'effetto vibrato, che si ottiene per mezzo di dischi posti nella parte superiore dei risuonatori e fatti roteare da un perno, azionato per mezzo di un motore elettrico. L'aria così mossa (i dischi alternativamente aprono e chiudono le canne) dopo la percussione del tasto produce una fluttuazione dell'ampiezza del suono piuttosto considerevole.

Il suono è regolato da un meccanismo a pedale detto "pedale di risonanza" che smorza tutte le note quando è lasciato libero, e le lascia vibrare quando è abbassato. Serve per ottenere un fraseggio sullo strumento e per creare l'effetto "sustain". Il meccanismo varia a seconda del modello e della ditta fabbricatrice. La tecnica usata per smorzare le note con il pedale viene chiamata "Pedaling".

Un'altra tecnica usata per smorzare i tasti, utilizzando però le mazzuole si chiama "Dampening". Questa tecnica è usata per ottenere un fraseggio più sciolto e permette di controllare la durata di ogni singola nota. Si può smorzare il suono dei tasti con le mazzuole ma anche con le dita e con le mani, ma il più usato è quello con le mazzuole. E' molto usato per ottenere l'effetto "legato", e si usa anche per cambiare alcune note di un accordo mentre le altre continuano a suonare.

Il motore di vibrazione è inserito sul lato destro dello strumento. E' dotato di un pulsante di accensione e di un dispositivo che permette di regolare la velocità degli assi delle ventole per ottenere diversi effetti di "vibrato". Le vibrazioni dei dischi variano da tre a otto al secondo circa.

Il vibrafono può essere suonato con due, quattro, o anche sei mazzuole. Le prese principali sono la "tradizionale", la "Gary Burton", la "Musser", e raramente usata la "Stevens".

Nell'impugnatura "tradizionale" le aste delle mazzuole sono incrociate nel palmo della mano, con l'asta esterna sotto quella interna. L'impugnatura agisce su un principio di tensione a molla, con il terzo e quarto dito che forniscono l'energia di chiusura dell'intervallo, e pollice ed indice che forniscono la forza di apertura. C'è quindi una buona forza d'apertura e chiusura, però insorgono dei problemi per quanto riguarda la fluidità dei movimenti dovuti alle mazzuole interne. Inoltre le mazzuole esterne che restano inutilizzate provocano, l'appesantimento e l'ondeggiamento della mano e del braccio accompagnato da possibili incertezze nel movimento di attacco, e una limitazione della sonorità.

Nella presa "Musser", le aste delle mazzuole vengono tenute in parti diverse della mano, con la mazzuola interna controllata dal pollice, indice e medio, e la mazzuola esterna controllata da anulare e mignolo. E' detta anche presa indipendente perché le aste delle mazzuole sono tenute in parti diverse della mano, e non entrano mai in contatto tra di loro. Questa presa da una maggior precisione e intensità di suono dovuta ai movimenti indipendenti del polso, ma è molto difficile avvicinare del tutto le mazzuole per ottenere intervalli di tono o semitono, ed è limitata la scioltezza.

L'impugnatura "Gary Burton", che ha dato ai vibrafonisti ottimi risultati, sembra essere la più logica e pratica poiché tiene conto dei problemi fisici e pratici per l'esecutore nel tenere le quattro mazzuole. Il vantaggio più importante è quello di poter passare dal suonare con due mazzuole la linea melodica, al poter suonare con quattro gli accordi, quindi aprire e chiudere le mazzuole molto velocemente e con il minimo sforzo. Questo comporta il minimo movimento del polso e del braccio e il massimo controllo della singola mazzuola. In questa impugnatura le aste delle mazzuole sono incrociate sotto il palmo della mano, con l'asta della mazzuola interna sotto quella esterna. La presa agisce su un principio di perno di tipo assiale creato da anulare e mignolo, mentre pollice e indice forniscono gran parte dell'energia di apertura e chiusura, per la formazione degli intervalli. Il medio e l'anulare posti sopra alla mazzuola esterna servono per stabilizzarla. Un altro aspetto ottimale di questa impugnatura è la maggior precisione ed intensità del suono, dovuta ai diversi movimenti del polso che rendono indipendente ogni mazzuola.

La presa "Howard Stevens", su adattamento della presa Musser, consente una notevole apertura delle mazzuole che normalmente con l'impugnatura tradizionale e Burton, non si può raggiungere. E' un sistema ideata per sopperire alle difficoltà tecniche che si incontrano nella letteratura per marimba solista, e che non si possono superare con le impugnature tradizionali. La posizione della mano destra è quasi a pugno ( di lato con il palmo verticale) con l'asta della mazzuola esterna tenuta tra medio e anulare bloccata nella seconda giuntura, mentre l'asta della mazzuola interna è sistemata tra la seconda e la terza giuntura dell'indice, con l'estremità del manico sulla parte carnosa interna del pollice, tenuta in posizione di equilibrio. Il difetto che si ottiene è che vengono meno intensità stabilità e sicurezza di suono e diminuiscono velocità e flessibilità. In compenso si possono ottenere intervalli di tredicesima nel registro grave della marimba e di due ottave in quello acuto. Questo anche grazie alla introduzione, insieme a questa tecnica, di mazzuole con l'asta più lunga rispetto a quelle normali.

E' una tecnica che raramente viene usata sul vibrafono.